ANNO
2014
FATTO
Un giovane tossicodipendente, M.M., agli arresti domiciliari in una Comunità di recupero, viene accusato di aver ceduto sostanza stupefacente ad altro ospite della comunità, causandogli un'overdose e il conseguente decesso.
QUESTIONE
A fronte delle reiterate spiegazioni fornite dall'indagato, sulla semplice amicizia intercorsa con la vittima, e considerata la sostanziale assenza di elementi idonei sia a individuare il vero responsabile della cessione di droga, sia l'effettiva causa del decesso, è sostenibile l'accusa in giudizio?
RISPOSTA
Il Gip di Roma, condividendo le numerose ragioni indicate dalla difesa a sostegno della innocenza del proprio assistito, ha prosciolto l'imputato all'esito dell'udienza preliminare, in corretta applicazione del disposto normativo di cui all'art. 425, comma 3, c.p.p..