ANNO
2014
FATTO
Gli accertamenti svolti sul luogo di commissione di una rapina omicidiaria commessa nel 2002 consentono di rinvenire un'impronta digitale su un casco abbandonato da uno degli autori dei reati. Dieci anni dopo il RIS dei Carabinieri si avvede che tale impronta - benchè di qualità molto scadente - apparterebbe a O.F., che viene tratto quindi tratto in arresto e processato.
QUESTIONE
Il valore probatorio di un'impronta digitale si mantiene invariato, anche qualora l'impronta stessa sia di cattiva qualità e le minuzie non siano tutte chiaramente visibili?
RISPOSTA
Anche grazie all'ausilio dei consulenti tecnici di cui si avvale lo Studio Legale Ciampa e Associati, si è dimostrato che l'impronta digitale rinvenuta sul luogo del delitto era di pessima qualità e perciò inidonea a essere utilizzata per comparazioni dattiloscopiche: solo quando le minuzie siano perfettamente visibili, infatti, è possibile fondare l'identificazione sulla base di una comparazione dattiloscopica, che altrimenti è impossibile. La Corte di Assise di Appello pertanto, in accoglimento delle tesi difensive sostenute dagli Avv. Pasquale e Gianluca Ciampa, ha assolto l'imputato dal reato a lui ascritto per non aver commesso il fatto.